"Nell'Inv. dei quadri di Palazzo Pitti (1700C. c. 37) il dipinto è elencato come dono del Granduca Cosimo III. Da allora è sempre stato nella Galleri a, fuorché negli anni 1940-1944, quando fu trasferito nella Villa di Poggi o a Caiano per essere preservato dalle rovine della guerra e nel 1972, qua ndo venne restaurato al Gabinetto dei Restauri. Si tratta di uno degli ult imi ritratti che Vittoria della Rovere (1623- 1695), moglie di Ferdinando II e madre di Cosimo III, volle che le fossero fatti. Quanto era stata gio vane si era fatta raffigurare dal Sustermans come 'Vestale Tuscia', 'Madon na', ecc. Il Dolci l'ha ritratta qui con inesorabile obiettività. Ne sono messe in evidenza la religiosità, spinta al limite della bigotteria, e la forte personalità che le permise di mantenere la sua influenza a corte fin chè visse, ma anche l' età avanzata e l'obesità che la travagliò negli ult imi anni. Il pittore si è adattato perfettamente a soddisfare le esigenze bigotte della Granduchessa, per la quale lavorò più di una volta (v. 'Il s onno di San Giovannino', della Galleria Palatina). Il ritratto è caratteri zzato da quella acuta ricerca di particolari che prevale nelle opere esegu ite intorno agli anni '70 e presenta notevoli affinità stilistiche con l Autoritratto' degli Uffizi (1674). Dovrebbe dunque essere stato dipinto in torno al 1675 (cfr. Busse, 1913, p. 386 e Mc Corquodale, 1953, p.480). Il Bautier invece (1940, p. 39) ritiene che il Dolci lo abbia dipinto subito dopo la morte del Sustermans (1681), che era stato, per lungo tempo, il pi ttore preferito dalla Granduchessa"